Spoleto e Assisi: il Medioevo e la spiritualità


Ho due giorni liberi?! La valigia è già pronta! L’Umbria, il cuore verde d’Italia, mi attende per un itinerario sulle tracce del medioevo: Spoleto e Assisi non avranno più segreti!

DAY 1


La macchina è il modo più comodo per spostarsi: con due ore scarse si arriva a Spoleto, anche se la mia prima tappa è il piccolo comune di Campello sul Clitunno, 10 km più a nord, famoso per le sue fonti e per la chiesa di S. Salvatore, meglio nota come Tempietto sul Clitunno


Tempietto sul Clitunno
Foto di Martina
Le polle di acqua limpidissima sgorgano in una conca della piana spoletina, dando origine all’omonimo fiume e formano un laghetto poco profondo, sparso di verdi isolette, circondato da pioppi e salici piangenti. È un luogo incantato, dall’atmosfera sospesa nel tempo, così suggestivo da essere stato fonte di ispirazione per artisti e poeti, tra cui Giosuè Carducci. 



A circa un chilometro di distanza, si trova il Tempietto Longobardo. L’edificio ha dato adito a datazioni alquanto differenti: dal tardo antico (IV/V secolo), all’epoca longobarda (VII/VIII secolo), all’età romanica (XII/XIII secolo). Dagli ultimissimi studi, sembra doversi ascrivere proprio al periodo del Ducato Longobardo di Spoleto, manifestando la volontà dell’elites longobarda di dare vita ad edifici di prestigio, sul modello dei predecessori romani. L’interno presenta un ciclo di affreschi ascrivibili all’VIII secolo e una straordinaria edicola marmorea di età augustea, che occupa la parete di fondo della cella. Insieme alla basilica di San Salvatore a Spoleto, fa parte del sito seriale UNESCO “I Longobardi in Italia: i luoghi del potere”.

È ora di riprendere la macchina per posare il bagaglio in albergo e dedicarmi al borgo di Spoleto. 
L’ Hotel Arca è situato fuori dal centro cittadino, sulla via Flaminia. La scelta è ricaduta su questa struttura per il prezzo estremamente competitivo e per la presenza del parcheggio sorvegliato. È completamente avvolto da un murales che rappresenta un ulivo, pianta tipica del territorio spoletino, inframezzato da simboli sacri umbri. Altri murales ornano l’interno, accompagnando il viaggiatore nelle camere.

Per raggiungere il centro cittadino esistono tre parcheggi meccanizzati: Spoletosfera, Posterna e Ponzianina. Dando un’occhiata alle tariffe su internet, il più conveniente è il parcheggio Ponzianina: con 5€ si sosta per 24 ore, ma attenzione perché la macchinetta accetta solo monete! Il percorso di scale mobili e ascensori porta direttamente al Duomo. 
Spoleto conserva sostanzialmente un aspetto medievale, venuto a formarsi nel corso dei secoli. Importante centro sotto i Romani, fu sede di un fiorente ducato longobardo e, infine, entró a far parte dello Stato Pontificio.


Spoleto, Duomo
Foto di Martina
Il Duomo troneggia nella piazza principale, costruito in forme romaniche nel XII secolo ma rimaneggiato nel Seicento. La maestosa facciata a capanna è preceduta da un portico rinascimentale e fiancheggiata da uno splendido campanile romanico. Nella parte alta della facciata, ornata da rosoncini e arcate ogivali cieche, si notano i simboli dei quattro evangelisti attorno al rosone mediano e, sopra, il mosaico in stile bizantino, raffigurante Cristo tra la Vergine e S. Giovanni (1207). Attraversato il portale d’ingresso, anch’esso romanico, l’interno si presenta diviso in tre navate su pilastri. Il pavimento musivo della navata centrale è in gran parte del XII secolo. La prima cappella che si apre sulla destra, presenta nell’abside un affresco del Pinturicchio, raffigurante la Vergine e i Santi; comunica con un’altra cappella dalle eleganti forme rinascimentali, con affreschi del ‘500. L’abside è ornata dal ciclo di affreschi che Filippo Lippi dipinse tra il 1467 e il 1469. La sua tomba è proprio all’interno del Duomo perché il pittore morì a Spoleto nel 1469.


Spoleto, Basilica di Sant'Eufemia
Foto di Martina


Uscendo, imbocco la scalinata che si apre di fronte a me e che porta alla piccola chiesa di Sant’Eufemia, nel cortile del Palazzo Arcivescovile. La chiesa, romanica anch’essa, è della metà del XII secolo e presenta una semplice facciata ornata di bifora. Per visitarla, si paga la cifra simbolica di un euro e ne vale assolutamente la pena: l’interno, diviso in tre navate su colonne e pilastri polistili, è caratterizzato da tre absidi e matronei.

A pochi passi, in via Visale, si visita la Casa Romana di I sec. d.C., scavata dall’archeologo spoletino G. Sordini, tra il 1885 e il 1914. La sua posizione, a pochi passi dal Foro, la identifica con un’abitazione di un personaggio molto in vista nella cittadina. La proprietà è stata, infatti, attribuita a Vespasia Polla, madre dell’imperatore Vespasiano, grazie anche ad un ritrovamento epigrafico. Si entra nell’atrio, fulcro della domus, dotato di impluvium e di sistema di convogliamento delle acque piovane.

Spoleto, Casa Romana
Foto di Martina



Le stanze si dispongono simmetricamente attorno a quest’ambiente: da ambo i lati si trovano due stanze da letto, mentre assialmente rispetto all’ingresso, è il tablinum, ai lati del quale si aprono altri due ambienti di soggiorno. Davvero belli i mosaici, a tessere bianche e nere con motivi ad onda, che rivestono tutti gli ambienti. 


Poco più avanti, piazza del Mercato era l’antico foro di Spoletium: oggi è un delizioso salotto cittadino con locali e botteghe di prodotti tipici ospitati in palazzi d’epoca. L’Arco di Druso, ad un solo fornice in travertino ed eretto nel 23 d. C., si apre sulla sinistra. 
Da qui si sbuca in piazza della Libertà, dalle cui arcate si ha una splendida vista del Teatro Romano, eretto nei primi anni dell’Impero. La cavea è in parte ricostruita mentre originale è la pavimentazione dell’orchestra, dominata dalla chiesa di Sant’Agata.


Spoleto, Teatro Romano
Foto di Martina

È venuta l’ora di accontentare lo stomaco, sedendosi a tavola e gustando le bontà del territorio. Mi accomodo al ristorante Il Panciolle (il nome è già un programma), poco distante dal Duomo, che offre una cucina tradizionale e genuina: salumi e formaggi locali, lasagna ai carciofi e carne alla brace deliziano le mie papille, senza scontentare le tasche!

Per digerire, una passeggiata fino alla Rocca Albornoziana è proprio quello che ci vuole! In circa venti minuti sono in cima al colle Sant’Elia, su cui, a partire dal 1359, venne eretta la Rocca, cinta da mura difensive. Da qui si gode di una vista privilegiata del ponte delle Torri, del XIV secolo, ciclopica costruzione a 10 arcate, alta 80 metri e lunga 230. La fortificazione fa parte di un sistema voluto da papa Innocenzo VI per ristabilire l’autorità del pontefice sui territori dello Stato Pontificio. Per realizzare il suo progetto, il papa inviò lo spagnolo Egidio Albornoz, da cui la fortezza prende il nome. Questa divenne il perno del sistema difensivo della via Flaminia e punto strategico per la riconquista delle Marche e della Romagna.

Spoleto, Ponte delle Torri
Foto di Martina


 


Nei secoli, divenne la residenza dei rettori del Ducato, di legati pontifici, dei governatori della città e, per questo motivo, si arricchì di affreschi e decorazioni. Ospitò anche Lucrezia Borgia, eletta giovanissima reggente del Ducato di Spoleto dal padre, papa Alessandro VI. È possibile visitare diversi ambienti della Rocca e il Museo Nazionale del Ducato, qui ospitato.

Gambe in spalla, mi aspetta la discesa fino al parcheggio per riprendere la macchina e andare alla chiesa di San Salvatore, anch’essa facente parte del sito seriale UNESCO “I Longobardi in Italia: i luoghi del potere”. La basilica è una delle più interessanti testimonianze dell’architettura longobarda in Italia. L’originario impianto paleocristiano di IV secolo venne rimaneggiato e rinnovato consistentemente nell’VIII secolo per volere dell’elites longobarda. Qui si apprezza l’abilità delle maestranze altomedievali nell’assemblare materiali di spoglio, provenienti da edifici romani. La pianta è a tre navate con cappelle ai lati dell’abside, e sono presenti decorazioni architettoniche originarie, in ottimo stato di conservazione. Al di sopra della trabeazione con fregio dorico si apprezza un sistema decorativo a finti matronei. Dell’apparato pittorico, si conserva la decorazione della nicchia al centro dell’abside: una croce gemmata con, ai lati dei bracci, i simboli dell’alfa e dell’omega. La facciata è caratterizzata da tre portali architravati, definiti da elementi architettonici decorati con motivi classici; nel prospetto superiore, vi corrispondono tre finestre. Purtroppo, a causa dei danni subiti dal terremoto nel 2017, non è stata ancora riaperta al pubblico (siamo nella primavera del 2018): l’ho potuta vedere da una sorta di vetrata realizzata ad hoc.

Un po’ provata dalla giornata, torno direttamente in albergo: dopo tutte le calorie ingerite non ho voglia di cenare!Una tisana nel bar dell’hotel e a letto senza cena: mi scatenerò domani a colazione!

DAY 2

Sonno lungo e ristoratore, sveglia con calma, colazione buona, abbondante e lenta: ecco che ho tutte le carte pronte per affrontare i 40 km che mi separano da Assisi.
La città, disposta su una sorta di terrazzamento affacciato sulla Valle Umbra, conserva tesori d’arte e testimonianze francescane che fanno respirare momenti di forte spiritualità. Il centro è chiuso al traffico: la cosa migliore per raggiungerlo è lasciare la macchina in uno dei parcheggi collegati con esso. Opto per quello di Porta San Giacomo, il più vicino alla Basilica di San Francesco (1€ all’ora).


Assisi, Basilica di San Francesco
Foto di Martina



Il complesso si compone di due chiese sovrapposte, l’Inferiore (1228-1230) e la Superiore (1230-1235), e di una cripta con la tomba del Santo. È uno dei maggiori santuari della fede e dell’arte medioevale. Venne iniziato nel 1228, due anni dopo la morte di San Francesco, e solennemente consacrato nel 1253. La chiesa superiore, dall’agile struttura gotica, ha una semplice facciata, ornata da un portale gemino e da un bel rosone. L’interno è ad un’unica navata con volte a crociera. Lungo le pareti corre un ballatoio che prosegue anche nell’abside e nel transetto. Nella parte alta, a lato delle vetrate duecentesche, è il ciclo di affreschi opera di pittori di scuola romana e di seguaci di Cimabue, raffigurante Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento. Al di sotto del ballatoio, nella zona inferiore delle pareti, è il celebre ciclo di affreschi di Giotto. In 28 riquadri sono immortalati episodi della vita del Santo che il maestro cominció a dipingere nel 1296, dando, per la prima volta, pienezza alla sua arte. Nel transetto, alle pareti, parlano i potenti affreschi di Cimabue: la Crocifissione, le Visioni dell’Apocalisse e le Storie di San Pietro, rovinati dall’annerimento dell’ossido di piombo. Sempre di Cimabue sono i quattro Evangelisti sopra l’altare maggiore.

Alla chiesa Inferiore, si accede dal fianco del complesso, per un portale gotico. Balzano subito agli occhi le massicce forme romanico-gotiche dell’interno e la scarsità di luce. Nella campata d’ingresso, troneggiano due grandiose tombe gotiche del ‘300, separate da un pulpito duecentesco. L’unica navata è suddivisa, da basse arcate a tutto sesto, in cinque campate e presenta cappelle laterali. Il transetto è decorato, nella parte destra, da affreschi di Giotto, Cimabue e Simone Martini, e, nella parte sinistra, del senese Lorenzetti. È una vera e propria enciclopedia di storia dell’arte, e, non a caso, l’intero complesso basilicale è considerato il principale monumento della pittura italiana del ‘200 e del ‘300. Nelle vele della volta sopra l’altare maggiore si ammirano gli affreschi allegorici dovuti a Giotto e ai suoi aiuti. A metà della navata, si accede alla cripta che accoglie le spoglie di San Francesco: sopra l’altare si trova la semplice urna in pietra, dove è composto il corpo del Santo, cinta da sbarre di ferro.


TIP

SULLE ORME DI SAN FRANCESCO: sono tanti i luoghi ai quali il nome di San Francesco è inscindibilmente legato, a cominciare dal Vescovado, dove egli rinunciò pubblicamente ai beni paterni. Nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, poi, a 5 km da Assisi, ebbe inizio l’ordine francescano e fu il luogo dove morì il Santo, disteso sulla nuda terra. A San Damiano, a circa 2,5 km dalla città, nel 1205 il Crocifisso parlò a San Francesco e qui egli, nel 1212, adunò Santa Chiara e le sue compagne. All’ombra degli alberi del giardino annesso al convento, Francesco compose il “Cantico delle Creature”. Il luogo che, più di tutti, conserva e preserva lo spirito di quest’uomo straordinario è l’Eremo delle Carceri, sulle pendici del monte Subasio, immerso tra gli olivi. Fu il luogo del ritiro di San Francesco, in una selva di querce e lecci.



Frastornata dalle emozioni contrastanti dovute, da un lato, alla visione dei magnifici affreschi e, dall’altro, alla contemplazione delle spoglie del Santo, mi incammino su via S. Francesco, riorganizzando i pensieri.

Assisi, cosiddetto Tempio di Minerva e Torre del Popolo
Foto di Martina



La strada conduce al centro cittadino, fiancheggiata da belle case medievali e da palazzi: spiccano la quattrocentesca casa dei Maestri Comacini e il seicentesco palazzo Vallemanni, oggi sede della Pinacoteca. Raggiungo piazza del Comune che sorge sul sito dell’antico foro romano. Oggi è visitabile da un accesso al di sotto del livello stradale: i resti vennero rinvenuti durante una campagna di scavo del 1836. Il percorso si snoda tra reperti, iscrizioni e statue provenienti da Assisi e dal territorio limitrofo.


Altro monumento che testimonia l’importanza di Assisi come municipio romano è il cosiddetto Tempio di Minerva, del I secolo d.C.. La facciata si è conservata alla perfezione: sei colonne, sormontate da capitelli corinzi, poggiano su plinti che, per mancanza di spazio, sono collocati direttamente sulla scalinata d’accesso. Venne trasformata, in età medievale, nella chiesa di Santa Maria Sopra Minerva. Accanto, si trova il duecentesco palazzo del Capitano del Popolo, affiancato dalla merlata Torre del Popolo. Il carattere medievale della piazza è ribadito dall’edificio che si apre di fronte: il palazzo dei Priori, eretto nel 1337, ora Municipio.


Imbocco un’altra pittoresca stradina medievale, via San Rufino, che porta all’omonima piazza, ornata da una fontana duecentesca e dominata dall’imponente facciata del Duomo. La chiesa è dedicata al patrono San Rufino e venne eretta a partire dal 1140 nel luogo di una precedente basilica dell’XI secolo. La facciata a capanna è divisa in tre parti da una loggetta e da una cornice ad archetti, con tre portali riccamente scolpiti e tre rosoni, circondati da rilievi, e fiancheggiata da un possente campanile. Rocca Maggiore, che domina la cittadina. Venne fatta ricostruire nel 1367 dall’Albornoz ed è formata da una cinta muraria trapezoidale, con torri angolari. Dalla torre del mastio rettangolare si gode di un magnifico panorama sulla vallata di Perugia e Spoleto.


Assisi, Duomo di San Rufino
Foto di Martina


Dalla piazza, si volge lo sguardo sulla
Poco distante, la chiesa dedicata a Santa Chiara, discepola di San Francesco e fondatrice delle Clarisse, è un altro santuario di fede e d’arte. Fu eretta in pure forme gotiche tra il 1257 e il 1265. La semplice facciata è dominata dal rosone centrale e scandita da bande bianche e rosse; sul fianco sinistro poggiano tre archi rampanti. La nuda navata è suddivisa in quattro campate; sopra il presbiterio e nel transetto si ammirano affreschi di scuola giottesca e della fine del ‘200. Accedo alla cripta della chiesa dove si trovano la tomba e il corpo della Santa. Respiro l’intensità del raccoglimento spirituale guardando i molti fedeli che, come me, hanno il desiderio di rendere omaggio a questa grande donna.

TIP
•SANTA CHIARA: ha appena undici anni quando San Francesco rinuncia pubblicamente ai suoi beni materiali, restituendoli al padre. Colpita dal gesto e, incurante delle proteste della ricca famiglia a cui appartiene, Chiara, all’età di diciotto anni, raggiunge il Santo alla Porziuncola, abbracciando la povertà e la regola francescana in toto. Si rifugia nella chiesa di San Damiano dove, seguita da una cinquantina di donne, fonda l’ordine delle “povere recluse”, chiamate in seguito clarisse, di cui San Francesco scriverà la prima regola. Si distinse per il culto verso l’Eucarestia che salvò per ben due volte la città di Assisi dall’assedio dei Saraceni: gravemente malata, venne accompagnata alle mura della città con la pisside in mano. Questa sola visione, raccontano i suoi biografi, mise l’esercito nemico in fuga. A soli due anni dalla morte, papa Alessandro IV la proclama Santa.

Ritemprata nello spirito, mi incammino verso il parcheggio, passeggiando per le stradine medievali. Un certo languorino mi fa cadere l’occhio sulle molte botteghe alimentari che espongono salsicce, prosciutti, porchetta e ogni ben di Dio: un panino è proprio quello che ci vuole!Entro da "Cacio, pepe e..", un negozio di specialità alimentari umbre su via Porticata, e mi faccio preparare un pan tosto (tipica focaccia della zona) con la porchetta: eccezionale! Approfitto del sole tiepido per gironzolare ancora un po’ per le vie del centro storico.

Mi aspetta, però, un ultimo tesoro da scoprire prima di rimettermi in viaggio verso casa: l’Abbazia di Santa Croce in Sassovivo. Una volta al parcheggio, in circa venti minuti arrivo a Foligno e, da qui, raggiungo l’Abbazia, arroccata in un paesaggio naturale idilliaco, tra boschi di lecci e olivi secolari. Venne fondata dai Benedettini nell’XI secolo e ben presto, grazie a donazioni e concessioni pontificie, crebbe e prosperò, divenendo un centro di studi nel XIV secolo. chiostro romanico del 1229, opera di Pietro de Maria, marmoraro romano: 128 colonne binate lisce e tortili si susseguono, sormontate da una bella trabeazione.


Abbazia di Santa Croce in Sassovivo, chiostro
Foto di Martina
La chiesa venne ricostruita in seguito al terremoto del 1832 ma conserva ancora stralci di affreschi quattrocenteschi. Accanto all’ingresso di questa, una porticina conduce allo splendido

Con ancora nelle orecchie il silenzio di quest’oasi di pace e spiritualità, riprendo il mio viaggio verso casa, contenta di aver scoperto l’aspetto spirituale, i tesori d’arte e le specialità enogastronomiche di questa splendida regione!


2 commenti:

  1. Ciao bell'itinerario! Che bella la verde Umbria:natura e cultura al massimo!!

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  2. L'Umbria regala scorci e borghi che sono davvero imperdibili!

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